Sottosopra – Il mondo alla rovescia

Sottosopra - Il mondo alla rovescia

PREMESSA DELL’AUTRICE

L’idea di questo libro nasce e si concretizza nel giro di pochi mesi, i mesi che vanno da marzo a maggio duemilaventi, anche se sarebbe giusto dire che esisteva già in me la voglia di scrivere un romanzo per ragazzi, dopo le precedenti tre raccolte di racconti per bambini (Storie per Caso, Storie per Caso 2, Mollichina).
Tuttavia, trovandomi piuttosto incerta sulla trama, chiedevo spesso consigli alle mie figlie, ai miei alunni, ad alcune amiche.
Poi il lockdown, che questa pandemia ha portato con sé, mi ha decisamente messo a tu per tu con me stessa: non avrei avuto più scuse! Gli impegni (almeno quelli esterni) erano diminuiti, anzi scomparsi del tutto e io avrei potuto iniziare a scrivere.
Come per le altre raccolte di racconti, non ho seguito una trama prestabilita, assecondando il libero scorrere della scrittura parola dopo parola, sensazione dopo sensazione.
Nel frattempo i notiziari dai primi di marzo fino a quasi fine aprile delineavano scenari direi apocalittici: migliaia e migliaia di morti a partire dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna, dal Veneto, dal Piemonte. Medici e infermieri esausti, molti quelli tra loro deceduti, camion militari con dentro un numero considerevole di salme che da Brescia (una tra le città più colpite) si recavano in altre regioni per mancanza di spazio nei vari cimiteri.
“Perché non scrivere un romanzo sul coronavirus che abbia per protagonista un ragazzino di soli dodici anni, che, insieme alla mamma, si trova all’improvviso ad affrontare tutto questo? E perché non approfondire altre tematiche, comuni al mondo adolescenziale come il bullismo?” mi domandavo con insistenza, mentre i giorni passavano tutti uguali a se stessi.
Così, giorno dopo giorno, il romanzo ha preso forma, assumendo una sua fisionomia e identità e tra lezioni e correzioni (sono un’insegnante di Lettere di un liceo della mia città), compiti della grande (Giulia frequentava la terza media) e della piccola (Chiara-Pia frequentava la seconda elementare), film (un numero consistente di commedie) e cartoni animati che scandivano le nostre giornate per cercare di svagare la mente dall’orrore che stavamo vivendo, letture, che mai come in questo periodo ci hanno tenuto compagnia, torte, pizze, lasagne, ma anche litigi, determinati da una situazione di enorme tensione psicologica, abbiamo deciso di buttarci in questa nuova avventura dal nome Sottosopra – il mondo alla rovescia. Stavolta, a differenza delle tre raccolte di racconti, la narrazione nasce da me, ma Giulia e Chiara-Pia sono state consigliere puntigliose e attente sia della trama e del titolo sia del romanzo nella sua interezza; da qui l’utilizzo della prima persona plurale, così come l’uso del tempo presente per trasmettere l’idea dell’immediatezza con cui ho scritto proprio nel momento in cui i fatti avvenivano.
Da principio il titolo era un altro, ma poi questo ci è sembrato potesse rappresentare in maniera più consona quello che in questi lunghi mesi abbiamo vissuto, un mondo letteralmente sottosopra, dove ciò che ci sembrava importante ha perso la sua priorità e viceversa.
In questi mesi, infatti, abbiamo imparato a capire che cosa conti di più nella vita: l’equilibrio, la serenità, l’essere in pace con se stessi e di conseguenza con gli altri (anche con chi ci ha fatto del male, non per giustificare, ma per riuscire ad andare avanti) e poi… e poi gli affetti, quelli veri, non condizionati, quelli che ti fanno cogliere il vero significato della vita.
Così, giorno dopo giorno, abbiamo imparato ad apprezzare le piccole cose, che sono poi le più semplici; abbiamo messo alla prova la pazienza, la calma, l’ineluttabilità degli avvenimenti, che avvengono semplicemente perché devono avvenire.
Abbiamo inteso fin troppo bene che non si può e non si deve vivere assecondando i ritmi così frenetici e accelerati ai quali, fino a poco tempo fa eravamo abituati, perché ci siamo accorte che è bastato un virus per mettere in crisi tutto il nostro complesso e caotico mondo, fatto di tanta forma, ma di poca sostanza.
Ci siamo chieste (a dire il vero lo chiedevo con insistenza anche ai miei alunni) se chi era già prima della pandemia una persona arrogante, arrivista e senza scrupoli avrebbe potuto trarre un giorno un insegnamento da questa lezione di vita, ma a questa domanda non siamo riuscite a dare una risposta, anzi, una risposta ci sarebbe, basta solo rimandare al romanzo per eccellenza della nostra letteratura, I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: di Innominato e di conversioni simili alla sua ce ne saranno state, ma saranno state davvero poche; i più saranno rimasti accaniti don Rodrigo, che non mostrano segni di pentimento fino alla morte.
Tuttavia, il messaggio che abbiamo voluto dare è, come avviene nelle tre raccolte di racconti, un messaggio di speranza e di rinascita, prima di tutto per noi stessi, che, sebbene spesso circondati, come Ricky ed Ely, i protagonisti del romanzo, non solo da belle persone, non dobbiamo per questo decidere di diventare come loro, sforzandoci di non ricambiare mai il male con il male.
L’altro messaggio è quello di riuscire a mantenere lo stesso stupore che abbiamo oggi, all’indomani (o quasi) della pandemia, rispetto alle cose che fino a poche settimane fa non ci era consentito di fare: camminare lungo una spiaggia, assaporare un tramonto, riabbracciare (speriamo al più presto!) chi abbiamo nel cuore, rialzandoci più forti e coraggiosi di prima.
Questi i messaggi che ci piacerebbe restassero in qualche modo nella mente di chi avrà la voglia e la curiosità di leggere il nostro romanzo.