I giorni dell’abbandono

“I giorni dell’abbandono” – recensione di Annalisa Di Gennaro
Viaggio nell’anima di chi conosce il dolore dell’abbandono, un abbandono inaspettato e non calcolato e per questo fonte di una lacerazione che parte da dentro, scava e sembra non dare tregua, una sofferenza che toglie il respiro, annienta, annebbia la mente, portandone via tutti i pensieri, anche quelli che, fino a pochi giorni prima, avevano costituito solide e inoppugnabili fortezze.
E’ da qui che prende le mosse la narrazione, quasi sotto forma di diario, di una donna, Olga, la protagonista de I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante, che vede la sua esistenza e le certezze che questa porta con sé crollare in un attimo in seguito all’improvvisa decisione del marito di lasciare lei e, almeno in un primo momento, i loro due figli.
Ancora una volta si viene come trascinati da una narrazione che magari non lascia a bocca aperta come nel caso de L’amica geniale: non ci sono storie di degrado, fame, miseria (al rione napoletano si sostituisce una tranquilla e rassicurante Torino), non compaiono personalità geniali, sono assenti i colpi di scena, ma è una storia che si fa sentire per il coraggio, la determinazione, la forza di una donna, che dagli abissi più profondi in cui da un giorno a un altro precipita, lentamente risale la china per vedersi rinascere e perdonarsi una colpa che forse non ha e non ha mai avuto perché in fondo non esistono colpe quando si ama senza sconti e sotterfugi.
Il tratto stilistico della Ferrante è di nuovo in grado di lasciare il segno, ma senza forzature né inutili giri di parole in una maniera che è insieme energica, arrabbiata, ma anche profonda, sincera, vissuta. Ed è proprio quest’ultimo aspetto, percepibile sin dalle prime battute, che rende, a mio avviso, la scrittura tanto concreta e vera da poterne ricavare immediata e non banale immedesimazione.
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