Ti voglio felice

“Ti voglio felice” – Papa Francesco
| Recensione di Annalisa Di Gennaro
Con una scrittura che cattura e che coinvolge per la sua scorrevolezza e linearità Papa Francesco regala pagine che illuminano il cammino di noi, cristiani del XXI secolo, forti di un credo quotidianamente messo alla prova da logiche sempre più lontane da Dio perché scomode, difficili da accettare e da attuare.
Eppure, sebbene negli schemi del comune sentire la nostra sia la fede della malinconia, il Pontefice, nel suo Ti voglio felice. Il centuplo in questa vita, ci invita a riflettere sul cammino verso la felicità, che è poi la felicità di Dio, perché è proprio il Creatore che ci ha voluti felici e non tristi, come il mondo, specie in questi anni estremamente bui, ci condanna ad essere.
Che cos’è dunque la felicità? Ce lo chiediamo spesso e, non riuscendo a racchiuderla dentro una precisa definizione, ci perdiamo, anche se in realtà la felicità è un dono ricevuto, la felicità si regala, la felicità è un cammino, la felicità non è vivacchiare, come siamo tentati di fare quando ci buttiamo giù davanti alle prove che la vita ci mette costantemente davanti, la felicità è fare veri sogni, la felicità è rivoluzionaria perché il vero rivoluzionario è colui che riesce con coraggio a rompere gli schemi dell’apatia e del malumore, la felicità è amore concreto, non superficiale o finto, infine la felicità, per quanto possa sembrare difficile crederlo, è il centuplo in questa vita: “Gesù, che è con noi, ci invita a cambiare vita. E’ Lui, con lo Spirito Santo, che semina in noi questa inquietudine affinché cambiamo vita e diventiamo migliori. Seguiamo questo invito del Signore e non poniamo resistenze, perché, solo se ci apriamo alla sua misericordia, troviamo la vera vita e la vera gioia”.
Un testo che trasmette tanto a chi è predisposto ad accogliere Dio, la Sua Parola, nell’ottica della vera gioia evangelica, quella della certezza che siamo stati creati per essere messaggeri di felicità, per noi stessi e per gli altri, pur in mezzo alle delusioni, alle ingiustizie e alle tribolazioni di questa terra, tuttavia con la costanza e con l’impegno di essere felici o almeno di provare ad esserlo.
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